Recensione Apple Mac Studio: un Mac mini travestito da Pro

Riccardo Dalla Fontana, Data Brite, Marco Borsò, Andrea Pasqua, Andrea Montagna, Filippo Lelli Mami, Nicola Modugno, Guido Brescia, Antonio Fedele Martina, Emanuele Beffa, Alessandro Peroni.

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Il Mac Studio è il computer che molti stavamo aspettando: un desktop più potente del Mac mini, ma senza arrivare ai prezzi del Mac Pro. Quest'ultimo non è ancora stato aggiornato con Apple Silicon, ma ha dalla sua modularità ed espandibilità, due aggettivi che proprio non si abbinano al Mac Studio. La potenza, però, non gli manca. Moltissimi professionisti oggi possono scegliere questo invece del Mac Pro perché costa molto di meno e offre ottime prestazioni.

Il Mac Studio parte dove i MacBook Pro 14/16 arrivano, ovvero dal chip M1 Max, e introduce anche il nuovo M1 Ultra che ne raddoppia le specifiche. È senza dubbio la configurazione più interessante da analizzare dal punto di vista tecnico ed è quella che ho scelto di noleggiare per la mia attività, ma sono incappato in un lunghissimo ritardo per la consegna. Per fortuna avevo acquistato il primo giorno utile anche un Mac Studio M1 Max e quello è arrivato.

I MacBook Pro 14/16 sono stati i primi computer della nuova famiglia Apple Silicon a presentarsi con due chip diversi: M1 Pro e Max. Se si prende ad esempio il 16" M1 Pro, si noterà che il passaggio al Max con le stesse specifiche (32GB RAM / 1 TB) costa solo 230€ in più, mentre la differenza minima tra Mac Studio M1 Max e Ultra (64GB RAM / 1 TB) è di 1380€.

Faccio subito questa constatazione per sottolineare il fatto che sul MacBook Pro la questione di quale chip scegliere non aveva lo stesso peso. Il Mac Studio M1 Ultra segna uno scarto netto perché di fatto include due M1 Max legati tramite tecnologia Ultra Fusion, cosa che lo porta anche ad essere il primo SoC Apple Silicon con un incremento netto di prestazioni sul fronte CPU. Finora avevamo avuto M1 da 8-core ed M1 Pro / Max da 10-core, mentre con M1 Ultra si arriva di colpo a 20-core – non considero qui le versioni non integrali dovute al product binning.

Processore M1 M1 Pro M1 Max M1 Ultra Core Totali 8 10 10 20 Core di Prestazioni 4 8 8 16 Core di Efficienza 4 2 2 4 Geekbench Single-Core 1732 1765 1784 1734 Geekbench Multi-Core 7673 12431 12790 23991

A parte la questione del differente impatto sui costi, l'altra cosa importante sta proprio qui: nella CPU. Per tutte le attività che gravano principalmente sul processore, non c'è alcuna differenza tra M1 Pro e Max, che invece differiscono per l'apporto della scheda grafica (raddoppiata nel Max). Nel caso del Mac Studio, invece, M1 Ultra raddoppia entrambe, quindi l'upgrade punta a soddisfare anche le esigenze di chi utilizza software CPU-intensive in multi-core.

Altre brevi considerazioni sulla lineup attuale (aprile 2022):

il Mac Studio è l'unico computer desktop Apple con chip superiore ad M1

non esiste una versione di Mac Studio con M1 Pro

l'iMac 27" Intel è stato ritirato dalla vendita, quindi niente più all-in-one "potenti"

il Mac Studio ricorda il Mac Pro 2013: compatto e non aggiornabile

In merito all'ultimo punto è interessante ricordare che il Mac Pro "cilindro" fu pesantemente criticato per la sua mancanza di espandibilità, eppure lì si poteva sostituire la RAM e anche la CPU – cosa che ho fatto sul mio installando uno Xeon 12-core.

Uno slot libero per lo storage (non standard) sul Mac Studio | Fonte Max Tech YouTube

Nel Mac Studio non si può aggiornare nulla perché è tutto blindando all'interno del SoC, con l'unica eccezione dello storage che sta su due slot interni (il secondo è occupato solo con i tagli più grandi). Tuttavia non ci sono degli SSD completi ma solo le memorie e con un formato proprietario. Il controller rimane all'interno del SoC e quindi non c'è la possibilità di espansione per l'utente come confermato da iFixit (ciò non esclude che in futuro possano essere prodotte e vendute unità compatibili).

VELOCITÀ SSD 512GB 1TB LETTURA 5455 MB/s 5320 MB/s SCRITTURA 4189 MB/s 5836 MB/s

Dalla forma alla funzione

Il Mac Studio sfoggia un semplice design funzionale. Si apprezza sempre la qualità costruttiva, ma non è un computer che si ricorderà per le sue forme. Per un lungo periodo Apple ha dato priorità all'estetica incappando in numerosi problemi di areazione, quindi non ci si può lamentare che si sia invertita la rotta conferendo la giusta priorità all'area tecnica. Rimane però la curiosità di cosa sarebbe successo se ci fosse stato Jonathan Ive a guidarne lo sviluppo. Non si tratta di un rimpianto campato in aria, è che con Apple Silicon ci si poteva finalmente permettere di osare con minori ripercussioni sul fronte termico. Non sapremo mai come sarebbe andata, ma di certo nel Mac Studio non vedo quel guizzo di originalità che ha dato vita a modelli iconici come il G4 Cube e direi anche il Mac Pro 2013.

Il fatto che si sia considerata prima di tutto la praticità si nota anche per la presenza di porte frontali, una cosa che non si vedeva nei Mac dai tempi dell'ultimo Mac Pro "grattugia". Ci sono 2 USB-C da 10Gbps nel modello con M1 Max, che diventano Thunderbolt 4 nella versione M1 Ultra. Sono un po' dure con alcuni cavi, infatti ho preso l'abitudine di tenere il Mac mentre li inserisco e tolgo. Vicino a queste c'è "addirittura" lo slot SD che ha un cassetto liscio, senza incastri e molle. Inizialmente è quasi deludente, ma è molto meglio così perché non si può rompere. Voglio vedervi a smontare un Mac Studio o mandarlo in assistenza perché si incastra o salta una molla da 1 centesimo.

Con la Kingston React Plus V90 ho registrato velocità ottime, fino a 220MB/s in scrittura e 250MB/s in lettura, e sono memorie che vanno benissimo e costano poco per le loro specifiche. Poi ho provato un po' tutti i modelli che avevo sotto mano (solo la Sony Tough ha dato risultati deludenti) e ho messo tutto in un articolo su Tipeee destinato ai Saggi Utenti (è una nuova piattaforma che sostituisce le precedenti donazioni PayPal).

Massima velocità registrata con lo slot SD integrato e Kingston React Plus V90

Oltre a Wi-Fi 6 e Bluetooth 5, ci sono connessioni posteriori altrettanto ricche che iniziano con una sfilza di quattro Thunderbolt 4. Poi c'è una porta Ethernet 10 Gbps, l'alimentazione, due USB-A 3.1 gen 2 da 10Gbps (sempre utili), HDMI e uscita 3,5mm ad alta impedenza. Questa si regola in automatico in base all'impedenza delle cuffie connesse, riuscendo a pilotare anche quelle da 250Ohm (oltre non ho provato).

M1 Max: differenze inattese

L'area delle prestazioni è quella che mi ha stuzzicato di meno arrivando da mesi di utilizzo del MacBook Pro 14" con lo stesso chip. In realtà ho trovato delle differenze insolite, ma inizio col dire di aver scelto la variante del Mac Studio M1 Max dotata di 32-core GPU proprio per allinearlo alle specifiche del mio MacBook e fare dei confronti 1:1. Ci tengo a precisare che non credo sia la versione più indovinata: l'upgrade rispetto alla base con 24-core GPU costa relativamente poco (+230€), ma l'incremento reale di performance non è così evidente. Se proprio si può aggiungere quella cifra credo sia meglio investirla per passare a 1TB di storage che è molto più comodo rispetto al taglio base di 512GB.

Altra nota interessante è che il MacBook Pro 14" con M1 Max (10-core CPU/24-core GPU) costa 3309€, mentre il Mac Studio con le medesime specifiche 2349€. Si può dunque ragionare sul fatto che i 960€ in più del portatile coprano le sue aggiunte, sintetizzabili in: schermo, batteria, tastiera e trackpad. Non male come rapporto, ma siamo storicamente abituati a considerare i portatili carenti sul fronte della dissipazione e, quindi, più rumorosi e con minori performance rispetto alle controparti desktop. Per queste ragioni mi aspettavo di trovare il Mac Studio superiore in diverse cose, ma non è andata esattamente così.

Inizio proprio da queste differenze inattese, che si riscontrano facilmente analizzando i consumi prima che le prestazioni. Un test che eseguo su tutti i Mac è quello di lanciare il comando stress da terminale per saturare tutti i core della CPU – che qui sono 10 – mentre eseguo 3D Mark Extreme Wild che impegna sia la CPU che soprattutto la GPU. Questo mi dà un'idea di come è profilato il computer sotto il profilo termico, quindi fino a dove sale con le temperature, quanto consumano rispettivamente CPU/GPU e quanto veloce girano le ventole. Sulla carta era facile prevedere che il Mac Studio potesse spingere tutto un po' più in alto, avendo un miglior sistema di areazione per compensare, ma succede l'esatto contrario.

Pressando su entrambi i componenti, sul MacBook Pro 14" a batteria si arriva ad un consumo massimo di CPU e GPU rispettivamente di 41W e 45W (la media è di 29W e 41W). Quindi lui sale finché può, si aiuta con le ventole per mantenere il carico, che arrivano anche a 6000rpm, e taglia pochissimo l'erogazione di corrente con temperature di picco di circa 98° sul SoC. Considerate che questo è un comportamento molto virtuoso rispetto a quello dei Mac con Intel, dove anche nei desktop il throttling era parecchio più pesante.

Lo stesso test sul Mac Studio mi ha fatto registrare consumi di picco per CPU e GPU rispettivamente di 35W e 53W, quindi leggermente inferiori sul processore dove l'erogazione è rimasta più costante (32W di media) e superiori sulla GPU con un andamento un po' incerto (media di 34W).

STRESS TEST COMBINATO MacBook Pro M1 Max Mac Studio M1 Max Alimentazione Batteria Corrente CPU Power (MAX) 41W 35W CPU Power (MEDIA) 29W 34W CPU Temp. (MAX) 99° 58° GPU Power (MAX) 45W 53W GPU Power (MEDIA) 41W 33W GPU Temp. (MAX) 98° 55° Ventole (MAX) 6143 rpm 1346 rpm

La cosa molto strana di questi dati è che il Mac Studio con lo stesso chip del portatile non sfrutta le sue maggiori potenzialità in termini di alimentazione e areazione. L'erogazione di corrente rimane sempre modesta, a tratti persino inferiore rispetto al portatile a batteria, con delle temperature di picco davvero basse e le ventole che girano al minimo. Questi dati dicono chiaramente che il Mac Studio potrebbe spingere tantissimo di più senza risentirne e invece non lo fa.

Ci ho ragionato un po', ma non riesco a trovare nessuna motivazione razionale per questo comportamento. È certamente vero che il Mac Studio consuma pochissimo e rimane molto fresco e silenzioso, ma il rovescio della medaglia è che non esprime il suo potenziale. È vero che lo stress test di 20 minuti con 3D Mark Extreme Wild ha registrato una stabilità perfetta, ma il MacBook Pro 14" con alimentazione è arrivato al 99,8% con uno score del tutto sovrapponibile.

Qui c'è del potenziale sprecato

Questo comportamento si ripresenta anche andando a poggiare maggiormente sulla GPU con GFX Bench Metal, dove il Mac Studio è riuscito ad essere un po' più veloce del MacBook Pro in alcuni test, ma certamente non quanto avrebbe potuto.

Al di fuori dei test con cronometro, i due computer risultano identici nell'uso quotidiano. E lo conferma il fatto che nella maggior parte dei benchmark i numeri sono gli stessi o comunque molto simili. E questo vale per Geekbench come per CineBench R23, Corona 1.3 e simili.

Sapete che io lavoro prevalentemente con foto e video, quindi non vi posso dare feedback diretti su tanti altri settori come programmazione, 3D ed altre cose che esulano dalle mie competenze. Ho avuto giusto l'imbeccata di un Saggio Utente per un benchmark su Revit. Quindi ho installato Windows 11 for ARM su Parallels Desktop 17, ma il test si blocca lungo il percorso (su tutti gli Apple Silicon a quanto pare). Potrebbe essere solo un errore di programmazione dello stesso, ma i numeri parziali non sono comunque elevati, anche dando tutto il possibile alla macchina virtuale. Diciamo che il software si può usare, ma è lento. Specialmente al primo caricamento, dopo migliora parecchio nella gestione delle viste.

PRESTAZIONI REVIT 2022 Nativo Emulato Hardware Dell Precision 5820

Xeon W-2125 (4-core/8-thread)

RTX 4000 8GB

RAM 32 GB Mac Studio M1 Max

CPU 10-core

GPU 32-core

RAM 32 GB Opening and loading custom template 4,97 8,99 Creating the floors levels and grids 14,01 32,15 Creating a group of walls and doors 21,64 41,61 Modifying the group by adding a curtain wall 33,80 59,29 Creating the exterior curtain wall 13,35 26,98 Creating the sections 10,18 18,68 Changing the curtain wall panel type 4,50 8,29 Creating area plans 14,92 - Creating and applying view template 2,23 - Total 119,60 195,99

Meglio numeri più bassi

E qui non c'entra Rosetta, stiamo parlando dell'emulazione nativa di Windows che poggia sopra la virtualizzazione di macOS. In queste condizioni anche Geekbench, che è leggero, dà numeri molto inferiori e con Cinebench in multi-core siamo proprio bassissimi.

Visto che ci sono approfitto per una parentesi sul gaming, tanto c'è poco da dire. In fin dei conti molti titoli per Windows non partono proprio riconoscendo la piattaforma ARM (es. Elden Ring) e quelli che vanno subiscono comunque le stesse limitazioni di Revit: di certo non si ottiene un'esperienza pari ad un PC che costa magari anche meno.

I titoli del Mac App Store sono quasi tutti tarati su hardware meno potenti, quindi non danno soddisfazioni su M1 Max, e quelli un po' più spinti – tipo Shadow Of Tomb Raider – vanno anche bene nei test però sono datati. Adesso c'è anche l'emulatore PS3 RPCS3 nativo per Apple Silicon che potrebbe aprire alcuni scenari interessanti, ma in fondo macOS rimane l'ambiente meno indicato per il gioco impegnativo.

Passando ad un ambiente che mi è più congeniale, ovvero quello della creatività, riprendiamo il mano il cronometro per qualche applicazione concreta. Ribadisco sempre che a me interessano molto di più le prestazioni nell'uso che quelle di rendering/esportazione, ma sulle prime non ho notato alcuna differenza tangibile rispetto al MacBook Pro 14" M1 Max e sulle seconde sono comunque testa a testa. Lascio dentro anche gli stessi test eseguiti sul mio precedente iMac 27" i9 con Radeon Pro 5700 XT 16GB e 64GB RAM per confronto – essendo tempi, i risultati migliori sono quelli inferiori.

Se si parla di grafica e fotografia, il Mac Studio con M1 Max è quasi sovradimensionato. Questo non vuol dire che non si apprezzi, ma si può notare che è molto vicino ai numeri ottenibili con M1 Pro (che, ricordo, ha la stessa CPU). L'abbondanza offre però un buon margine per futuri upgrade, soprattutto considerando che i software hanno la tendenza a sfruttare sempre di più la componente grafica e di machine learning.

Per come è bilanciata la Memoria Unificata rispetto alle bande a disposizione (qui approfondimento) il miglior rapporto tra spesa e beneficio si ha con la versione da 32GB. L'upgrade a 64GB è consigliabile in rari casi, quelli per cui probabilmente sarà meglio pensare ad M1 Ultra che, tra le altre cose, parte proprio da 64GB ma con doppia banda totale per sfruttarli a dovere.

Nel settore video dipende molto da cosa si fa e quale software si usa. Intanto Final Cut Pro rimane sempre il Re in termini di ottimizzazione su macOS, sia perché spreme molto poco l'hardware sia per l'efficienza del rendering in background. Devo però dire che anche Resolve, per quanto faccia più sforzo sulla GPU, risulta molto ben implementato.

Il peggiore rimane Premiere Pro, nel senso che non rende giustizia all'M1 Max. In fase di esportazione ora sfrutta abbastanza bene l'hardware, ma sulla timeline fatica decisamente più degli altri.

Devo però precisare che i miei test di montaggio non sono eseguiti buttando giù dei video, anche pesanti, sistemando un po' i colori e via. Perché se fate solo queste cose anche Premiere Pro è fluidissimo. Io provo a ragionare su timeline più realistiche per il mio uso e per quello di una persona che spende cifre importanti per il computer di lavoro. Quindi, oltre ad aver eseguito qui i miei ultimi 5 video con Resolve 17, ho realizzato un progetto esemplificativo di un solo minuto che include contenuti misti, dal 4K ProRes all'8K H.265, movimenti, crop, color, transizioni, titolazione e qualche effetto. Gli altri due software lo fanno girare più che decentemente, con Premiere ci sono ritardi, drop frame, glitch.

Certamente è il software ad essere pesante, questo lo si sa, ma trovo che su Windows e architettura x86-64 giri un po' meglio. Infatti ottengo quasi le stesse prestazioni (giusto un pelo inferiori) sul mio portatile Asus G14 con AMD Ryzen 7 4800HS, 32GB RAM e RTX 2060 MaxQ (ovviamente collegato ad alimentazione). Per fortuna con Lightroom, Photoshop, Audition ed altri della Creative Cloud non vale lo stesso discorso, ma in generale i software di Adobe continuano a funzionare meglio su Windows, specie con GPU NVIDIA.

Conclusione

Il Mac Studio con M1 Max si propone come computer desktop ideale nel settore foto/video, ma ha prestazioni valide a tutto tondo. Non è economico, ma non è neanche caro se si considera soprattutto che non c'è altro computer ad unire questo genere di risultati con dimensioni compatte, silenziosità operativa e consumi ridotti all'osso. Sottolineo quest'ultimo aspetto perché il consumo medio di tutto il Mac Studio M1 Max è inferiore a quello di una sola scheda grafica dedicata di medio-basso livello.

Al di là dei consumi, la CPU rimane tra le più performanti in single-core, giusto gli Intel di 12a generazione fanno meglio. In multi-core va anche molto bene, ma se si punta alle vette delle classifiche si deve considerare M1 Ultra, che passa da 10 a 20-core. Per la GPU la questione è diversa e si devono valutare più aspetti, il più importante dei quali risiede nelle codifiche in hardware. In termini di potenza nuda e cruda la grafica di M1 Max sta più o meno al livello di una Radeon RX 5700 XT o una NVIDIA RTX 2060, ma se si lavora con il video e su software ottimizzati, i risultati reali saranno superiori per l'ottima codifica in hardware (ProRes/H264/H265) e per l'accesso a tutta la Memoria Unificata. Per questo dico che chi si occupa di video ne avrà un miglior giovamento.

Se guardiamo l'intera proposta di Mac dell'ultimo decennio – e forse anche più – questo è il primo computer desktop con buone prestazioni anche sulla grafica che non sia venduto insieme ad uno schermo. Per me questo aspetto è davvero importante e preferibile, per altri un po' meno. Di certo si ha la possibilità di acquistarlo e gestire separatamente l'investimento per un monitor, senza l'obbligo di comprarne uno Apple (come lo Studio Display) e potendo sostituire più facilmente il computer con il passare degli anni. Di contro, mancando un altro desktop potente più dell'iMac 24" o del Mac mini M1, è rimasto un vuoto nella lineup che sarebbe coperto bene da un mini con M1 Pro. Potrebbe effettivamente uscire, se ne sta riparlando in questi giorni, e per alcuni può aver senso attenderlo se M1 Max appare troppo costoso o potente. Mentre per chi è interessato ad M1 Ultra, come me, devo purtroppo rimandare ad un futuro approfondimento, quando finalmente mi consegneranno il mio e potrò testarlo sul campo.

Da tempo che non si vedeva un Mac da scrivania così interessante

Il Mac Studio non brilla per la forma, dimessa e anche un po' bruttina per me, ma lo fa nel suo insieme per prestazioni, consumi, porte ed efficienza. Devo però dire che, a titolo del tutto personale, i circa 1000€ spesi in più sul portatile 14" con stesse specifiche mi appaiono più interessanti dopo questa prova. Sia perché comunque si ripagano con la versatilità di un portatile dotato di quell'ottimo schermo, sia perché in ambito mobile questi consumi hanno consentito di realizzare qualcosa che altrove semplicemente non esiste. Su desktop, invece, le alternative ci sono quando si spendono queste cifre. Poi si può preferire lo stesso il Mac Studio per dimensioni, silenziosità e consumi, così come per macOS, ma sarebbe potuto essere molto più interessante con un profilo termico diverso che, per altro, si può largamente permettere. Per ora non considero questo aspetto nel voto finale, ma sono propenso a togliere mezza stella del totale se Apple non metterà le mani sul firmware per farlo spingere un po' di più. Non dico che si debba arrivare a 100° come facevano le CPU Intel, ma c'è tanto margine prima di quello che si potrebbe facilmente ottenere almeno un 30% in più di prestazioni senza alcuna ricaduta negativa. Ed è davvero un peccato lasciarli sul tavolo.

PRO

Ottima qualità costruttiva

Buone prestazioni già sulla base

Consuma pochissimo

Estremamente silenzioso

Compatto per le sue prestazioni

Ottima dotazione di porte (anche frontali)

CONTRO

Non sembra sfruttare tutto il suo potenziale (M1 Max va come sul 14")

Pochi i 512GB SSD di partenza

DA CONSIDERARE

Nessuna espandibilità

Manca una versione M1 Pro

Ancora difficoltosa la vita di chi ha bisogno di software x86-64 per Windows

Apple sorprende tutti e presenta i nuovi iMac: colorati, sottilissimi e potenti con il chip M1

Apple sorprende tutti e contro ogni previsione presenta davvero i nuovi ''coloratissimi'' iMac. Un prodotto che vede una rivoluzione estetica che da tempo l'azienda di Cupertino non realizzava. I nuovi desktop diventano estremamente sottili grazie all'utilizzo del nuovo processore ''made in Cupertino" Apple M1 che permette di risparmiare molto spazio ma di rendere comunque potente il Mac. Il design riprende chiaramente quello che Apple ha realizzato fino ad oggi con gli iPhone e gli iPad. Ecco che anche i nuovi iMac si assottigliano nel profilo ma soprattutto si adeguano a quello che abbiamo già in qualche modo visto con l'estetica del display XDR per il Mac Pro.

Apple iMac: fino a 7 diversi colori in un chassis sottilissimo

Apple lo definisce un iMac allegro, ottimistico e minimale nel suo aspetto con la possibilità di sceglierlo tra una serie di colorazioni che avevamo visto solo con gli iMac degli anni passati. La riprogettazione chiaramente ruota tutta intorno alla presenza all'interno del nuovo chip ARM M1 di Apple che permette di ridurre in modo aggressivo le dimensioni di questo all-in-one. Tutto è concentrato nella sua scheda madre che è addirittura posta nella parte inferiore dell'iMac occupando solo una fascia minimale dove sono posizionate due ventole che riescono a mantenere sotto i 10db il livello di rumore di questi nuovi device.

Il display del nuovo iMac è un Retina display da 24 pollici ma è anche il display migliore di sempre di questo prodotto soprattutto perché Apple è riuscita a posizionarlo all'interno di una scocca dalle dimensione poco più grandi di un pannello da 21.5 pollici. E la risoluzione? Il pannello è un 4.5K con la particolarità di raggiungere i 500 nits e di supportare soprattutto il TrueTone, che regola automaticamente la temperatura del colore al variare dell'ambiente per un'esperienza visiva naturale. Parliamo di oltre 11,3 milioni di pixel e oltre un miliardo di colori pronti ad offrire a detta dell'azienda una visione dei contenuti brillante e vivida. Nella parte alta del pannello, nella cornice bianca del nuovo iMac, viene posizionata finalmente una fotocamera FaceTime HD da 1080p. con l'aggiunta anche di microfoni di qualità da registrazione studio ma anche con l'aggiunta di un sistema audio a 6 altoparlanti: insomma anche qui la migliore videocamera e il migliore sistema audio mai visti su di un iMac.

Apple: il primo iMac con il SoC ARM M1 ''made in Cupertino''

E quando si parla di iMac si deve parlare soprattutto ora anche di prestazioni. Il motivo è presto detto visto che per la prima volta anche su questa macchina viene posto il nuovo SoC ARM M1 realizzato direttamente da Apple. Quello su cui ha lavorato Apple è chiaramente la totale integrazione e ottimizzazione dell'iMac con il software ossia con macOS Big Sur. Un connubio che permette al nuovo iMac di risvegliarsi immediatamente e di rendere soprattutto veloci e fluide tutte le attività quotidiane con le applicazioni che vengono lanciate ad una velocità mai vista su questo prodotto. Interessante, ad esempio, Apple Arcade dove gli utenti possono divertirsi con giochi esclusivi direttamente sull'ampio display di iMac senza interruzione di utilizzo.

A livello tecnico il nuovo processore ARM a 8 core M1 di Apple presenta il core della CPU in silicio a bassa potenza più veloce di sempre per il brand. Lo abbiamo conosciuto e oltre al processore anche la GPU a 8 core offre la grafica integrata più veloce in un personal computer. Se combinato con la sua architettura di memoria unificata ad alta efficienza e il motore neurale Apple a 16 core, il nuovo iMac offre prestazioni fortemente più potenti rispetto ai modelli standard dell'iMac da 21,5 pollici, e nello specifico:

prestazioni della CPU fino all'85% più veloci , tali da permettere di esportare progetti video in iMovie più velocemente che mai o anche lavorare facilmente con enormi foto da 100 megapixel in Lightroom o ancora compilare nuove app in Xcode in pochissimo tempo.

, tali da permettere di esportare progetti video in iMovie più velocemente che mai o anche lavorare facilmente con enormi foto da 100 megapixel in Lightroom o ancora compilare nuove app in Xcode in pochissimo tempo. prestazioni GPU fino a 2 volte più veloci per alcune app come Affinity Photo e Photoshop e fino al 50% più veloci rispetto alla grafica discreta più potente nell'iMac da 21,5 pollici di prima

per alcune app come Affinity Photo e Photoshop e fino al 50% più veloci rispetto alla grafica discreta più potente nell'iMac da 21,5 pollici di prima possibilità di modificare fino a cinque parti di filmati 4K o un filmato in 8K senza perdere un fotogramma in Final Cut Pro

iMac: arriva per la prima volta il Touch ID

E poi anche la comodità del Touch ID, per la prima volta su iMac. Cosa significa questo? Gli utenti ritroveranno il sensore di impronte digitali direttamente sulla tastiera che sarà dello stesso colore dell'iMac scelto. La Magic Keyboard wireless utilizzerà un componente di sicurezza dedicato capace di comunicare direttamente con il Secure Enclave nel processore M1, creando un canale crittografato per proteggere i dati delle impronte digitali degli utenti. Che si tratti di sbloccare il proprio Mac o di effettuare un acquisto con Apple Pay, gli utenti potranno godere di un'esperienza veloce, facile e sicura. E non solo perché il Touch ID funziona con il cambio rapido dell'utente e questo permetterà dunque di passare da un profilo utente ad un altro con la semplice pressione di un dito. Gli utenti potranno anche scegliere Magic Keyboard con Touch ID e tastierino numerico, oltre al Magic Mouse con colori abbinati e al Magic Trackpad sempre in abbinamento al colore dell'iMac scelto.

E per le porte nessun problema. Ogni iMac è dotato di due porte Thunderbolt per trasferimenti di dati superveloci, offrendo quindi alte prestazioni per connettersi a più dispositivi con il supporto per un display fino a risoluzione 6K, come Apple Pro Display XDR. Presente il modulo il Wi-Fi 6 per prestazioni wireless di ultima generazione. La configurazione di iMac a 8 core offre poi due porte USB-C aggiuntive e dispone anche di una porta Ethernet da 1 Gbps nell'adattatore di alimentazione, consentendo di avere un iMac meno ingombrante.

iMac con M1: prezzi e disponibilità

I nuovi iMac arrivano sul mercato già in pre-ordine dal prossimo 30 aprile direttamente sul sito di Apple e in Apple Store e sarà disponibile a partire dalla seconda metà di maggio. Ecco tutte le versioni:

iMac con M1: CPU a 8core e GPU a 7core - 8GB di RAM - SSD 256GB - 2 porte Thunderbolt /USB 4 - Magic Keyboard

COLORI: Blu / Verde / Rosa / Argento

Prezzo 1.499€

iMac con M1: CPU a 8core e GPU a 8core - 8GB di RAM - SSD 256GB - 2 porte Thunderbolt /USB 4 - 2 porte USB 3 - Gigabit Ethernet - Magic Keyboard con Touch ID

COLORI: Blu / Verde / Rosa / Argento / Giallo / Arancione / Viola

Prezzo 1.719€

Recensione iMac 24 pollici, potente e bello ma con un “ma…”

Il 1998 è un anno che ricordo con nostalgia. Steve Jobs era appena tornato alla guida di Apple dopo dieci anni di esilio, aveva presentato l’iMac G3 “Bondi Blue” ed io avevo iniziato a pubblicare i primi articoli di questo blog.

Con le sue plastiche trasparenti bianche e color verde mare ispirate alle acque della famosa omonima spiaggia australiana, l’iMac “Bondi Blue” sembrava un computer arrivato da una civiltà extraterrestre in un mondo dominato da PC tutti beige a forma di torre o di contenitore delle pizze (pizza box) su cui appoggiare il monitor, dai quali uscivano un groviglio di cavi, insomma erano degli “strumenti di lavoro” da utilizzare per lo stretto tempo necessario, senza stile e terribilmente anonimi, e questo valeva anche per i Macintosh salvo qualche rara eccezione.

L’anno prima avevo comparto il mio primo computer, un Macintosh Perfoma PowerPC 5400, e per quanto fosse beige e non fosse certamente un esempio di design, era già avanti anni luce rispetto ai PC dell’epoca perchè era un all-in-one. Tuttavia, dal momento che sono sempre stato un po’ dandy anche per quanto riguarda l’arredamento, non ho mai usato il Performa nel mio studio, a mi ero ricavato un angolo-computer un po’ defilato in casa.

Stregato dalla presentazione di Steve Jobs, dalla bellezza dell’iMac Bondi Blue e dallo slogan irriverente “Sorry, no beige”, lo compari non appena disponibile in Italia e lo sistemai in bella vista sulla scrivania in mogano del mio studio. L’iMac G3 “Bondi Blue” era stato chiaramente progettato con l’intenzione di attirare l’attenzione, ed infatti gli amici che mi venivano a trovare lo guardavano meravigliati.

Poi, probabilmente per scollarsi di dosso l’etichetta di computer “giocosi”, nel 2002 Apple è passata al più serio bianco dell’iMac G4 “lampadone”, poi all’argento e in ultimo al “grigio siderale” degli iMac Pro, in netta controtendenza a quanto accadeva per gli altri prodotti Apple, a partire dagli iPod mini rilasciati in vari e sgargianti colori, seguiti dagli iPhone, MacBook e più recentemente anche dagli AirPods Max.

L’allegria dei colori

Ventitré anni dopo il Bondi Blue, e 19 anni di seriosi iMac in argento e nero, l’allegria dei sei colori del vecchio e caro logo Apple arcobaleno è tornata. Il nuovo iMac da 24 pollici di Apple è ancora una volta un computer progettato per attirare l’attenzione, disponibile nei colori rosa, arancione, giallo, blu, verde o viola.

Come nel 1998, il nuovo iMac è destinato a diventare un oggetto di design da mescolare e coordinare con i mobili della propria casa o ufficio. Ma, a Cupertino hanno deciso di non commettere lo stesso errore fatto nel 1998 e per alcuni anni a seguire, quando gli iMac erano disponibili sono in tonalità giocose, che piacevano a molti ma non a tutti. Così nell’estate del 2000 furono rilasciati l’iMac bianco (snow) e poco dopo anche il “professionale” grafite. Oggi, per non scontentare nessuno, l’iMac 24 pollici è disponibile anche nel serioso argento, che secondo alcune indiscrezioni è il più richiesto dopo quello blu. Ma, attenzione, se state sostituendo un vecchio iMac, solo i più attenti ed esperti dei vostri amici o colleghi potrebbero notare la differenza.

Tra tradizione e innovazione

L’iMac è più sottile come un iPhone, ha uno spessore di appena 11,5 mm. Gli ingegneri Apple sono riusciti a riprogettare il piedistallo che sorregge lo schermo eliminando il rigonfiamento che sul modello precedente nascondeva il cardine che collega il supporto al monitor. Sembra un gigantesco iPad, ed è anche più leggero dell’iMac che sostituisce sebbene abbia un display più grande: 4,48 kg contro i 5,60 kg del vecchio 21”.

Quando sono trapelate le prime indiscrezioni che Apple era la lavoro per un iMac tutto nuovo, in tanti hanno sperato in una riprogettazione radicale. Ma, Alan Dye, il successore di Jony Ive, ha scelto di non discostarsi dalle linee generali del design “tutto il computer nel monitor” inaugurato nel 2004, ma ha fatto alcune scelte intelligenti per conferire all’iMac 24 pollici una sua personalità, a patto di non sceglierlo nel colore argento.

La parte posteriore e i bordi del computer hanno colori vivaci (fatta sempre eccezione per quello argento), mentre il logo Apple in vetro lucido e il piedistallo sono entrambi in una tonalità pastello, creando così un riuscito contrasto. Anche chi è scettico verso i computer “allegramente” colorati, non potrà fare a meno di ammettere che l’iMac visto posteriormente è bello ed elegante.

Frontalmente, ad uno sguardo poco attento si potrebbe pensare che la cornice chiara del monitor, un gradiente di grigio, stoni. In realtà fa da perfetto pendant con la tastiera e il Magic Mouse/Magic Trackpad, che hanno i tasti e la superficie touch bianchi, rispettivamente, e la parte inferiore nel colore pastello dell’iMac.

Secondo Apple la cornice bianca del monitor ha anche un altro scopo, oltre a quello da fare da pendant con mouse e tastiere: aiuta a mantenere la concentrazione. Ed effettivamente è così. Dopo alcune ore passate al nuovo iMac, mi sono accorto che non ero più distratto dal colore della parte inferiore e del piedistallo, ma ero concentrato sul monitor, grazie proprio alla cornice bianca che ad un certo punto è come se facesse fluttuare nell’aria il monitor. Probabilmente la cornice nera dei precedenti iMac verrà rimpianta da chi è abituato a lavorare in ambienti luminosi utilizzando la modalità scura.

Il terzo colore

La parte sotto il monitor – il mento – è dello stesso colore pastello del logo Apple posteriore e del piedistallo, almeno stando alla foto ufficiali. Sfortunatamente, nella realtà è di un colore diverso non menzionato da Apple. Infatti, a differenza dell’iMac precedente, la parte immediatamente sotto il display non è in alluminio, ma in vetro, quindi a seconda dell’illuminazione cambia tonalità, un po’ come avviene con gli ultimi iPhone, dove il grigio siderale è grigio di giorno, e nero di sera.

Con il nuovo iMac blu e azzurro, il mento diventa “celestino”, salmone per quello arancione, verde pisello per quello verde e così sia. Il cambio di colore si nota meno con il modello argento, ma come anticipato, questo iMac è bello perchè è colorato.

“Il terzo colore” è stato il motivo che mi ha spinto a fare il reso, per molti una decisone un po’ drastica, ma come anticipato sono un po’ dandy. È il primo Mac che restituisco perchè non mi piace.

Una volta approvato un progetto, Apple difficilmente lo cambia, basta vedere quanto tempo ha impiegato a sostituire le tastiera a farfalla dei MacBook. Quindi escludo che nei prossimi anni sarà rilasciato un iMac con il mento in alluminio per garantire la perfetta corrispondenza di colori con il piedistallo. L’unica speranza che è quasi una certezza, è l’adozione di nuovi colori pastello un po’ più scuri, del resto dopo il “Bondi Blue” furono lanciati gli iMac “5 Flavors”.

La regola di Steve Jobs

Come tutti i prodotti Apple, anche l’iMac negli anni è diventato sempre più sottile e leggero rispetto al modello che andava a sostituire, è la famosa “regola di Steve Jobs”. In tanti hanno criticato questa filosofia costruttiva, del resto che importanza possono avere spessore e peso per un computer desktop visto che si posiziona su una scrivania e lì rimane fermo probabilmente per sempre?

Anche se si dovesse cambiare postazione di lavoro o casa, si può comunque facilmente trasportare. Queste critiche hanno sicuramente senso, ma è anche vero che il design in un prodotto Apple non è un elemento secondario, e in tanti storcerebbero il naso se l’attuale iMac fosse uguale per dimensioni e peso a quello presentato nell’agosto del 2004. Del resto è risaputo, la maggior parte degli utenti Mac è animato da uno spirito dandy.

Accessori da abbinare

Ai sei colori più uno (argento) dell’iMac è possibile abbinare vari accessori e dispostivi nelle stesse tonalità, oltre alla tastiera, Magic Mouse/Magic Trackpad che lo sono di default con il computer (c’è perfino un cavo USB-Lightning intrecciato con colori abbinati per gestire l’accoppiamento e la ricarica dei dispositivi di input). La possibilità di avere computer e accessori abbinati nel colore è in grado di condizionare in quale tonalità scegliere l’iMac.

Ad esempio, a me piaceva molto quello arancione, un colore di tendenza tra gli utenti Mac un po’ nerd, ma poi alla fine ho optato per quello blu/azzurro perché ho gli AirPods Max blu/azzurro. E non vi nascondo che prima di fare il reso avevo rimpianto di aver preso l’iPhone mini bianco invece che blu. È probabile che in tanti sceglieranno il colore dell’iMac nella stessa tonalità del proprio iPhone, e non credo sia una semplice coincidenza che Apple abbia rilasciato da qualche settimana l’iPhone 12 e 12 mini nello stesso viola dell’iMac.

Tre tastiere e una stranezza

Per quanto riguarda le tastiere, ci sono ben tre modelli di Magic Keyboard. Il primo senza Touch ID è in dotazione con l’iMac entry level, mentre gli altri due hanno una testiera con il sensore delle impronte digitali integrato nel tasto in alto a destra, proprio come sui più recenti MacBook. In fase d’ordine è possibile optare per la Magic Keyboard estesa con tastierino numerico. È il caso di evidenziare che è la prima volta che Apple implementa il Touch ID sul Mac tramite un dispositivo Bluetooth.

C’è una stranezza: dopo l’abbandono nel 2019 della tanto criticata tastiera a farfalla, Apple sembrava iniziare un nuovo ciclo di design con la Magic Keyboard sul MacBook Pro da 16 pollici, con i tasti freccia nella classica configurazione a “T rovesciata”, che lascia un po di spazio libero sulla tastiera per l’orientamento. La tastiera magica per iPad Pro del 2020 offre lo stesso layout dei tasti freccia. Quindi è bizzarro che Apple abbia lanciato due nuove tastiere compatte per l’iMac, che mantengono tutte le frecce a grandezza naturale anziché con la disposizione a T rovesciata. Non solo è un’occasione persa per correggere un errore, ma è stranamente incoerente con tutte le altre recenti scelte effettuale per le varie tastiere.

Stranezza nella stranezza, la Magic Keyboard con tastierino numerico offre tasti freccia nel layout a T rovesciata.

Infine, il tasto fn guadagna anche un’altra funzione: tenendolo premuto è possibile visualizzare gli emoji, una novità dettata dalla sempre crescete popolarità degli emoji, un tempo una esclusiva giapponese.

Non dite MagSafe

Come il cavo USB-C- Lightning, anche quello di alimentazione è intrecciato, e abbinato nei colori all’iMac, in più si collega magneticamente, ma non si tratta di un ritorno del MagSafe sul Mac. Infatti, sui MacBook era stato progettato per sconnettersi con una forza minima, in questo modo inciampando nel filo di alimentazione il portatile non finiva rovinosamente sul pavimento.

Il cavo di alimentazione magnetico dell’iMac si aggancia molto più saldamente. Per rimuoverlo, è necessario utilizzare una certa forza, superiore a quella di “strattonare” accidentalmente il cavo. Sembra addirittura agganciato più saldamente rispetto all’innesto del vecchio iMac.

Se l’iMac 24 pollici è più sottile di un iPhone lo si deve al fatto che l’alimentatore è esterno e non ha una porta Ethernet accanto alle altre sul retro. Sorprendentemente, alimentatore e porta Ethernet sono integrati in quello che sembra un caricabatterie di un MacBook (quello dell’iMac entry level non ha Ethernet). In pratica il cavo che esce dal caricabatterie e si aggancia all’iMac oltre alla corrente porta anche la connessione Ethernet, per la felicità di chi come me odia i cavi sulla scrivania.

L’unico appunto che mi sento di muovere riguarda la lunghezza del cavo, Apple avrebbe potuto rendere disponibile una prolunga come per il caricabatterie dei portatili. Sarebbe stato bello se oltre alla porta Ethernet il caricabatterie avesse integrato anche una porta USB, in questo modo un eventuale hard disk esterno sempre collegato come quello per il backup di Time Machine non avrebbe affollato la scrivania.

Se decidete di acquistare l’iMac di fascia bassa e desiderate la porta Ethernet, potete aggiungerlo in fase d’ordine con un sovrapprezzo di €26.

Display

Oltre al nuovo design e al ritorno dei colori, un altro punto di forza dell’iMac è il display da 24 pollici da 4,5K con una diagonale da 23,5 pollici. Bisogna fare un plauso ad Apple per aver arrotondato la grandezza del display per eccesso nel nome del computer, ho sempre scritto e ricordato con difficoltà “iMac 21,5 pollici”.

Il display non è come molti speravano da lato-a lato, infatti, le cornici sono leggermente più grandi della metà rispetto a quelle del vecchio iMac. Tuttavia, l’importante è che lo schermo sia più moderno e Apple sia riuscita ad utilizzarne uno più grande senza aumentare troppo le dimensioni fisiche (è meno di un centimetro e mezzo più largo dell’iMac da 21,5 pollici e altrettanto in altezza).

Lo qualità è in linea con la tradizione dei display Apple: alta risoluzione, luminoso, con supporto per un’ampia gamma di colori e True Tone per abbinare il punto di bianco all’ambiente in cui ci si trova. Con i suoi 4480 x 2520 pixel lo spazio per lavorare è abbondante.

Proprio come per l’iMac Bondi Blue e i suoi successori, lo schermo è “abbinato al colore” del nuovo iMac grazie ad una serie di sfondi che ne replicano le due diverse tonalità, e perfino il pannello Generali delle Preferenze di Sistema è impostato di default per utilizzare un “colore dettagli” che corrisponde a quello dell’iMac. Anche in questo caso è un gradito ritorno al glorioso iMac Bondi Blue & C.

Fotocamera

L’iMac 24 pollici utilizza la stessa webcam 1080p del modello Intel da 27 pollici, ma la qualità è gestita in maniera superlativa dal processore d’immagine integrato nel chip M1. Potrebbe sembrare un particolare insignificante visto che l’hardware è lo stesso, ma fa davvero la differenza, ed Apple ha ragione a dire che è la migliore webcam mai utilizzata su un Mac.

Sfortunatamente, non è la migliore webcam utilizzata su un dispositivo Apple. Infatti, il neonato iPad Pro con M1 ha una videocamera ultrawide da 12 megapixel con Center Stage (Inquadratura automatica), una funzione che utilizza il processore M1 per eseguire automaticamente la panoramica, lo zoom e il ritaglio, in pratica è come se insieme al tablet forse incluso anche un cameraman personale per le chat video.

Center Stage è una funzionalità che in realtà ha più senso su iMac rispetto a un dispositivo mobile leggero come l’iPad, eppure Apple ha deciso che dovesse essere una esclusiva dell’iPad Pro.

RAM Unificata

Tutti i Mac M1 di Apple oltre un nuovo tipo di processore (SoC), hanno anche con un nuovo tipo di memoria, che Apple la chiama Unified Memory Architecture (UMA), che è anche è uno dei motivi per cui i Mac M1 sono incredibilmente più veloci dei modelli Intel (esclusi quelli con Core i9).

Fino adesso su tutti i computer il processore ce scambia i dati da e verso la memoria di sistema e la scheda grafica, che negli ultimi anni sono diventate sempre più veloci e potenti, al punto che sempre più spesso vengono utilizzare per dare una mano al sistema con attività intense, così per esempio si possono ridurre drasticamente la quantità di tempo necessaria per il rendering e l’esportazione di video. Ma, mentre le linee tra la CPU e la GPU sono diventate sfocate, quelle tra la memoria di sistema e la memoria grafica non lo sono perchè possono condividere il carico di lavoro, ma non la memoria.

Ad esempio, la Nvidia GeForce RTX 3090 ha 24 GB di memoria GDDR6X @ 19.500 MHz, mentre quella del Mac Pro funziona a 2.666 MHz. Anche con schede grafiche più modeste, i dati che passano tra la memoria di sistema e la CPU spesso non viaggiano alla stessa velocità dei dati tra la memoria grafica e la sua GPU. Non solo, i dati vengono anche duplicati, vengono trasferiti dallo spazio di archiviazione alla memoria di sistema e quindi inviati alla GPU. La memoria unificata di Apple risolve questo problema: i dati non hanno bisogno di essere duplicati e viaggiano alla stessa velocità indipendentemente da dove stavano andando combinandolo il tutto sullo stesso System on a Chip (SoC), in pratica come sugli iPhone 12, il SoC riunisce CPU, GPU e RAM nello stesso chip.

Inoltre, Il SoC include anche altri componenti chiave, come il Neural Engine per l’elaborazione dell’Intelligenza Artificiale. Ciò consente di ottenere una serie di cose: ridurre la distanza che i dati devono percorrere e poiché questi sono condivisi non è necessario duplicarli: la GPU può accedere agli stessi dati allo stesso indirizzo di memoria della CPU, quindi non è necessario crearne un’altra copia. Poiché CPU e GPU condividono la stessa memoria, non esiste una corsia lenta per i dati della CPU. E, cosa altrettanto importante e innovativa, il SoC utilizza meno energia e funziona a temperature più basse. A differenza dei PC standard, dove c’è un limite alla memoria disponibile per la GPU, la memoria integrata viene allocata dinamicamente, quindi se la GPU ne ha bisogno di più, prende parte della quota della CPU e viceversa.

Quando la memoria si esaurisce entra in gioco la memoria virtuale, in pratica il Mac inizierà a utilizzare l’archiviazione fisica per la memoria a breve termine. Non è così catastrofico come una volta, perché la differenza di velocità tra la memoria unificata e un SSD non è così evidente come quella tra la memoria e un hard disk meccanico. Ci sarà comunque un calo di prestazioni, ma non nella stessa misura.

Apparentemente la memoria unificata funziona come la grafica integrata dei portatili, ma ci sono alcune differenze chiave tra queste tecnologie: ad esempio tra l’Intel UHD Graphics 630 nell’attuale MacBook Pro da 16” e l’architettura di memoria unificata (UMA) dei Mac M1. Con i processori grafici integrati come quelli Intel, la GPU e la CPU sono combinate sullo stesso chip e condividono la memoria. Quella è la memoria di sistema, non la memoria più veloce che si ottiene nelle schede grafiche di fascia alta, ed è ancora separata dalla CPU e dalla GPU, quindi soffre degli stessi colli di bottiglia. Esistono anche limiti alla quantità di memoria di sistema a cui può accedere una scheda grafica integrata. In pratica, ciò significa che la grafica integrata è tipicamente utilizzata nei laptop di fascia bassa; quelli potenti come il MacBook Pro da 16” utilizzano la grafica integrata per risparmiare energia ma sono dotati di schede grafiche discrete più potenti per i lavori più pesanti. Con un Mac M1, la GPU può svolgere entrambi i ruoli.

Chiaramente, dal momento che tutto è integrato SoC, non è possibile aggiungere nuova RAM, ma questo non è un problema nuovo perchè da tempo la RAM sulla maggior parte dei Mac Intel è saldata.

Addio hard disk meccanico e Fusion Drive

Con l’arrivo dei nuovi iMac esce definitivamente di scena il tradizionale hard disk meccanico che era in dotazione oramai solo sugli iMac. Il nuovo 24 pollici non è stato progettato con lo spazio necessario per un un disco rotante, e quindi non è più disponibile neppure il Fusion Drive, che univa il meglio dei due mondi, la velocità dell’SSD e la grande capacità d’archiviazione del disco meccanico. Per quanto su Internet si sia diffusa la fake news che il fusion Drive si sarebbe rotto prematuramente per via delle continue riscritture, non è stato così, e sul mio iMac 24” del 2009 il Fusion Drive fai-da-te funziona ancora alla perfezione. Inoltre dai vari test di confronto effettuati tra un Mac con Fusion Drive e un altro con “SSD puro” è merso che le prestazioni erano praticamente identiche, almeno per un utilizzo “consumer”.

È un vero peccato che il Fusion Drive non sia più disponibile. I prezzi degli SSD sono ancora elevati rispetto a quelli degli hard disk meccanici, e la conseguenza è che l’iMac nella configurazione base viene proposto con un SSD da 256GB assolutamente inadeguato per chi era abituato a unità Fusion da 512GB e 1TB. In ogni caso, chi non desidera spendere soldi per aggiornare lo spazio di archiviazione integrato, può optare per uno esterno in un secondo momento, è facile e soprattutto economico.

Altoparlanti e microfoni

L’iMac 24 pollici è dotato di un sistema a sei altoparlanti, audio stereo “wide” e audio spaziale per i film con Dolby Atmos o ascoltando brani di Apple Music con Dolby Atmos (disponibile a breve). Anche il comparto microfoni è stato migliorato con un nuovo array di tre microfoni, che Apple sostiene siano in grado di garantire una qualità audio “da studio”, tuttavia almeno per i podcast è impossibile fare a meno di un microfono dedicato. Nella chat video, invece, la differenza si sente, è proprio il caso di dirlo.

Due configurazioni

Come per gli altri Mac della transizione Apple Silicon, anche l’iMac da 24 pollici è disponibile in due configurazioni. C’è un modello base da €1.500 e un modello più completo che parte da €1.720. Il primo utilizza la stessa variante del processore M1 con sette core GPU anziché otto del MacBook Air, che si trova nel MacBook Air, ed è disponibile solo in argento, blu, verde, e rosa, quindi se vi piace il viola, giallo o arancione, dovrete sceglier il modello più costoso. E come accennato, l’iMac entri level viene fornita con una tastiera priva di Touch ID e un alimentatore privo di Ethernet.

Dal momento che la differenza di prestazioni tra il modello con GPU con 7 core e quello con ( core sono impercettibili, l’unico vero motivo per preferire il modello da €1.720 sono proprio il Touch ID integrato nella tastiera e il cavo Ethernet integrato nell’alimentatore.

Le opzioni in fase d’ordine sono limitate: è possibile aggiornare la RAM a 16GB (+ €230), e schiere tra un SSD da 512GB (+€230), 1TB+€460 e ad eccezione dell’entry level anche un capientissimo SSD da 2TB (+€690) A parte questo, non hai altre opzioni, oltre al mouse o al trackpad.

Solo Thunderbolt/USB 4

Ogni iMac da 24 pollici è dotato di due porte Thunderbolt/USB 4. I modelli più costosi offrono anche una seconda coppia di porte USB 3. Poiché entrambe le coppie di porte utilizzano lo stile del connettore USB-C, Apple ha etichettato le porte compatibili con Thunderbolt con il logo del fulmine di Thunderbolt. Le porte solo USB non funzioneranno con i dispositivi Thunderbolt.

Essenzialmente è ciò che Apple ha fatto con il Mac mini M1, tranne che le porte USB 3 sono in stile USB-A “classico”, mentre l’iMac utilizza solo le USB-C. È una stranita per Apple utilizzare su un Mac porte identiche, ma con capacità diverse, e probabilmente creerà un po’ di confusione. Non è una situazione ideale, ma il processore M1 non sembra in grado di fornire più di due porte Thunderbolt.

Prestazioni

L’iMac da 21,5 pollici era ormai obsoleto. Il suo ultimo aggiornamento nel 2019 non utilizzava nemmeno i processori Intel di ultima generazione e quando Apple ha aggiornato l’iMac da 27 pollici nell’estate del 2020, il modello da 21,5 pollici è rimasto sostanzialmente invariato. Quindi l’arrivo del nuovo iMac con un design riprogettato e soprattutto con il potente processore Apple Silicon non può non essere salutato con entusiasmo.

Tuttavia, il nuovo iMac non porta alcuna novità per quanto riguarda le prestazioni perchè utilizza lo stesso identico processore M1 che ha debuttato l’anno scorso sul MacBook Air, MacBook Pro 13”, Mac mini, e adesso anche sui nuovissimi iPad Pro da 11” e 13″.

I test utilizzati per verificare la potenza del nuovo iMac sono gli stessi adoperati per i primi tre modelli di Mac M1, e i risultati sono più o meno identici. Ma non è una cattiva notizia, è una “novità” di cui dovremo abituarci con transizione dei processori Apple. Infatti, prima chi valutava di acquistare un portatile, spesso finiva per prendere un Mac desktop perchè più potente, e addirittura costava meno. Questo perchè per i portatili non era possibile utilizzare hardware desktop, quindi Intel metteva a disposizione una pletora di processori a seconda delle diverse tipologie di portatili per bilanciare l’esigenza di consumo energetico e durata della batteria.

Con i chip Apple Silicon questo compromesso tra prestazioni, consumo energetico e autonomia della batteria per i MacBook è venuto meno, e così in pratica ci sono sei computer diversi che sono tecnicamente uguali, bisogna solo scegliere qual è quello più adatto alle proprie esigenze: un portatile silenziosissimo senza ventola (MacBook Air), un portatile da 13 pollici con ventola (MacBook Pro), un tablet touch da 11 pollici, un tablet touch da 12,9 pollici, un piccolo computer senza monitor (Mac mini) o un computer con display da 24 pollici integrato. Sono tutti fondamentalmente lo stesso prodotto, in forme e dimensioni diverse.

L’iMac 24 pollici di fascia bassa è il 50% più veloce dell’iMac Intel da 21,5 pollici top di gamma quando si tratta di test basati su processore. Il chip M1è destinato ai computer consumer, ma non bisogna farsi ingannare, perchè ha umiliato in prestazioni il mio MacBook Pro 16” 6 Intel i7 6-core del 2019, e paragonandolo alla generazione precedente di Mac Intel, è un enorme balzo in avanti.

Apple è in procinto di annunciare anche un nuovo processore che presumibilmente si chiamerà M2, molto più potente e destinato ai Mac “pro”, incluso l’iMac da 30/32 pollici che sostituirà l’attuale iMac 27” ancora in listino, che ha preferito mantenere ancora in vita perchè il processore Core i9 10-core (disponibile come opzione in fase d’ordine) è più veloce dell’M1, ma sarà nettamente più lento del futuro M2.

Desktop o portatile?

Quando fu presentato l’iMac i computer desktop erano la stragrande maggioranza. Da tempo le vendite dei MacBook hanno superato quelle degli iMac/Mac mini/Mac Pro, e le vite di tutti noi sono dominate dai dispositivi mobili. Allora qual è il ruolo dell’iMac di oggi?

Secondo me, per chi ha una propria stanza-studio-ufficio o comunque una angolo-computer tutto suo, ed ha bisogno di un display di grandi dimensioni superiore ai 13 pollici, allora l’iMac 24 pollici è l’ideale. Con i soldi risparmiati rispetto a comprare il MacBook Pro 16” si può acquistare un iPad Air e relativa tastiera e mouse per soddisfare le proprie esigente in mobilità.

L’iMac non è solo l’ideale come computer domestico condivisi, ma anche per le aziendali e negozi di vendita al dettaglio e molte altre nicchie di attività che per ottimizzare la produttività richiedono un computer con un grande display perchè permette di svolgere determinate attività meglio di un iPad, iPhone o MacBook.

Considerazioni finali

L’iMac non è un MacBook, ma il ritorno dei colori, il fatto che sia ancora più sottile e leggero, sembra quasi che Apple stia cercando di renderlo più divertente e più mobile per trovargli un posto in una casa. Naturalmente, non esiste un computer che possa andare bene per tutti, ma questo iMac è abbastanza flessibile per adattarsi alle più disperate esigenze. Grazie alla sua leggerezza è facile spostarlo momentaneamente in una cucina o in uno spazio di lavoro improvvisato nell’angolo di una camera da letto, per poi riportarlo dove era destinato inizialmente.

Come con gli altri Mac M1, è importante ricordare che si tratta di processore limitato e destinato agli utenti consumer. Non può gestire più di due porte Thunderbolt e 16 GB di RAM. Apple ha volutamente aggiornato prima i suoi modelli meno potenti, e questo include l’iMac “più piccolo”. E mentre l’M1 offre un notevole aumento di velocità rispetto ai precedenti modelli Intel, non è in grado di competere con gli Xeon che equipaggiavano l’iMac Pro.

L’M1 è abbastanza potente da gestire un’ampia serie di attività, inclusi alcuni che rientrato nella fascia “pro”, come la modifica di più video 4K. Ma, se avete bisogno di più RAM o attualmente state utilizzando uno dei Mac con Intel Core i9, non è questo il computer che fa per voi. In questo caso, meglio attendere il successore dell’iMac da 27″ Intel, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno.

Punteggio (da 1 a 5):

Pro: disponibile in sei colori pi in grigio; prestazioni del 50% superiori rispetto al modello che sostituisce; webcam 1080p.

Contro: il “mento” è di un colore differente rispetto al piedistallo; manca la funzione Center Stage della fotocamera dell’iPad Pro 2021; SSD 256GB per modello base e medio.

Prezzo: a partire da €1.500 su Amazon o Apple Store.

Produttore: Apple.

LEGENDA

Ottimo. Confrontato con altri del suo genere, è il migliore in assoluto.

Buono. Mancano uno o due funzionalità per essere ottimo.

Sufficiente. Buon rapporto tra qualità e prezzo.

Insufficiente. Bug e difetti ne sconsigliano l’acquisto o l’utilizzo.

Pessimo. Con gravi problemi hardware o software, inutilizzabile.

Argomento: Mac

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